MERIGGIO
- Papà, andiamo a mare?
- È tardi.
- Papà andiamo a mare: fa caldo.
- Fa caldo? Veramente?
- Si ! e mi porti al mare? Veramente?
- Si , ti porto: però non ricominciare a piangere. Non ce la faccio più a
sentirti piangere. Mi viene il vomito se ti risento piangere. Il vomito. - E allora portami a mare!
Il sole caldo aveva disidratato le piante di basilico: le foglie allampanate
apparivano morte e i gatti giocavano all’ombra di un albero di albicocco,
arrampicandosi nei primi rami ad U. Un altro albero seguiva con gli
occhi una farfalla bianca che volava indecisa nell’aria pesante.
Luigi saltellava come uno scoiattolo facendo dondolare il secchiello
pieno d’acqua. - Va’ a vestirti e andiamo a giocare sulla spiaggia.
- A mare!?
- Si.
- E me lo costruisci un castello di sabbia e con dentro il re e l’acqua e i
pesciolini? - Si. Hai dimenticato la regina. Ma va’ a mettere il costumino ché il
gatto può mangiarti il pisellino! - Fa caldo…e poi il gatto non lo mangia perché sa che è mio il pisellino,
capito? Vedi che ce l’ho? Sei proprio scemo, papà. - Ah, scemo a papà ? se ti sentisse la regina!
- Che mi…Non mi fa giocare nel suo castello ? papà?
- Si.
- Perché?
- Perché si. Fai il monello. Non ti fa giocare nel suo castello.
- E …Allora è proprio scema, la regina.