I muli, i cavalli e i soldati

Vivevano una volta, tanto tempo fa, in un immenso prato di erba medica e trifoglio, tanti cavalli e tanti muli che, poveretti, venivano considerati brutti dai cavalli.
I muli erano quasi tutti uguali, come se partoriti dalla stessa asina e in un solo giorno! Invece i cavalli, alti e slanciati, erano alcuni bianchi e altri a macchie bianche e nere, o solo neri o grigi… Belli! Tutti belli a dir la verità. Giocavano a staffetta e camminavano su due zampe, quasi come se stessero a cercar l’ aria! e poi si rincorrevano a vicenda e frenavano all’improvviso con gli zoccoli sul prato e la terra vaporava: e qualcuno, ancor più vanitoso, faceva capriole! <<Guarda, guarda, fa le capriole!>>, diceva un mulo, parlando zitto zitto, come se stesse respirando nell’orecchio afflosciato dell’ amico che teneva accanto. <<Hai visto, hai visto quell’altro?! Sta sgommando con gli zoccoli! Ha fatto un fosso a terra!>>, diceva un altro mulo a un altro amico.
I poveri muli si erano ammucchiati tutti in un sol posto (presso una siepe), come sacchi di patate rugose, e si vergognavano a sfilare in mezzo al prato. Non piangevano solo perché, come si sa, le lacrime, i muli non le hanno, per piangere.
E un giorno… un giorno vennero i soldati! E sia i muli sia i cavalli furono presi per andare a far la guerra! E in quell’occasione, i muli presero coraggio e si misero un pò a parlar coi cavalli.
<<Si va a far la guerra>>.
<<A far la guerra? Oddio, oddio, a far la guerra noi?>>.
<<Si!, a far la guerra! Noi e voi!>>.
<<Ma… ma proprio noi a far la guerra?>>.
<<Insieme, insieme andiamo a far la guerra: meglio morir travolti che scoppiar qui di rabbia! Tutti a far la guerra! a galoppare in mezzo ai morti!>>, gridavano di stizza, i muli.
E i soldati coi gradi, e ben equipaggiati, pretesero e presero i cavalli e li vestirono con selle di vero cuoio e li addobbarono da capo a zoccoli con pregiati finimenti, mentre i soldati senza gradi, mal equipaggiati, costretti, presero i muli con rabbia e li vestirono da capo a zampe con roba trovata: sacchi rotti per far le selle e tante svariate cordicelle sfilacciate per far le briglie.
E poi i soldati coi gradi decisero così: <<Noi prendiamo la strada di pianura e voi, coi muli, vi arrampicate per le viuzze di montagna>>.
<<Ma… ma perché?… Non è giusto che…>>.
<<Zitti! Ubbidite! Possiamo noi prendere i sentieri di montagna, coi cavalli che si sgangherano le zampe? Noi dobbiamo accerchiare e sconfiggere il nemico! Quindi poche storie: siamo noi, qui, a comandare!>>.
<<Ma…>>.
<<Zitti! dovete salir coi ciuchi la montagna: siamo noi, qui, a comandare!>>.
<<Aaah, allora è così che gira tutto?! E allora andiamo! Andiamo a far la guerra!>>, gridarono i soldati mal equipaggiati. <<A galoppare! a galoppare in mezzo ai morti!>>, ridissero i muli rivolgendosi ai cavalli che, con quei ricchi finimenti, eran diventati ancor più vanitosi.
Così suonò una tromba pazza e partirono.
<<Via! ad abbracciar la gloria!>>.
E si precipitarono al galoppo, veloci come il vento, nell’immensa pianura coperta dal cielo azzurro e da nuvole turchine. Ma… ma i cavalli non sapevano che… quant’è sporca la guerra.
I muli, lenti lenti, carichi di stracci e pezze e cordicelle, cotti di sole, e presi da vergogna e rabbia insieme, imboccarono i sentieri arrancando e scivolando.
Venne l’ imbrunire, e il sole, infuocato nel cielo, rideva divertito… Poi le stelle fecero spuntare i primi luccichii e incuriosite balbettavano tossendo, e dividendosi in gruppi (stelle piccole e grandi) parteggiavano scommettendo, chissà, forse qualche raggio! quale per i muli, quale per i cavalli.
Passò la sera e venne il mattino.
Zoccoli e zampe scorticati, poveri muli, avevan preso, ormai, la discesa dalla montagna: i soldati a tirar con forza le cordicelle e i disgraziati a pestar la terra con le zampe per portar salva la pelle e andare in battaglia e poi, forse, tranquilli nella stalla. E seguivano, con occhi sgranati, il rotolio delle pietre, mosse dai loro zoccoli, che andavano a valle. Finalmente la pianura fu toccata! Ma dopo un pò, più in là… grida di rabbia e di dolore, ed un gran polverone che imbiancava il cielo. Poi la polvere si sollevò e… e che si vide? La battaglia era stata vinta dal nemico! I cavalli alti e slanciati e alcuni bianchi e altri a macchie bianche e nere e solo neri e grigi, e tanti soldati ben equipaggiati… stesi a terra e sbrandellati! Vinti! Vinti da chi? Da altri muli e soldati mal equipaggiati spinti in battaglia dalla rabbia!
Risquillò all’improvviso un’ altra tromba pazza.
Da una parte e dall’altra si schierarono le squadriglie di soldati… Si fissarono negli occhi muli e muli e soldati e soldati… Ebbero pietà gli uni degli altri! Un gran silenzio dominò sul campo.
E dopo un pò si dispersero nella pianura come una manciata di formiche gialle, tutti pensando così: <<Che la vittoria, fra i re in guerra, si ottiene sempre con altre battaglie>>. Loro, di far quella, proprio proprio non se la sentivano!

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