GUCCIO E CIOPPINO E L’ASINO FLO
Sabatino. Sabatino blablava: “Fra Martino campanaro suona le campane
din don dan. Din don dan…” poi scriveva sotto dettatura un altro regolone
di latino in latino, sentendosi come un puntino nei grandi banchi neri di
legno massiccio.
Da quando era piccolo piccolo, e il mondo era bello, Sabatino voleva
fare il campanaro. Però le campane lo spaventavano perché in cima ai
campanili le vedeva grandissime e pensava: – chissà se riuscirò poi a farle
suonare. E si vedeva spinto dalle corde sul campanile con le braccia e le
gambe allargate nel vuoto.
La maestra di Sabatino era bella e poi gli cantava “Giro giro tondo com’è
bello il mondo! Centocinquanta la gallina canta…”. E adesso aveva in
mano la penna e non voleva più scrivere sotto dettatura quelle brutte
regole di latino in latino. Rivoleva la sua maestra che toccandolo sotto il
mento gli faceva orsù, orsù e poi…poi era stato così che Sabatino aveva
conosciuto Gesù.
Padre Cuomo dettava le regole a tutta la classe ed era vecchio vecchio
ormai e chissà se ricordava il motivetto: Fra Martino campanaro suona
le campane din don dan!
- Chissà se padre Cuomo ricorderà: “Fra Martino campanaro suona le
campane din don dan!…Giro giro tondo com’è bello il mondo…” e se
pure a lui la maestra lo toccava sotto il mento e gli faceva orsù orsù e
lui Orsù lo associava a Gesù! pensava Sabatino. – E chissà perché non
ha fatto il campanaro, padre Cuomo! Forse pure lui aveva paura delle
campane? E si vedeva spinto dalle corde sul campanile con le braccia
e le gambe allargate nel vuoto!?
E, catturato dalla tristezza, Sabatino prese a disegnare un asino sul
quaderno che con la cannuccia di paglia succhiava Pepsi Cola da una
bottiglia col collo lungo; poi lanciò gli occhietti, cupi dal terror di scuola,
alla piccola darsena che si riparava dietro al piccolo ponticello, nel
piccolo borgo marinaro di Pozzuoli, alle barche, e una barca si chiamava
Flò.
E Sabatino, sotto l’asino disegnato che succhiava Pepsi Cola con la
cannuccia scrisse: io voglio essere l’asino Flò! e abbasso il latino.
E Sabatino rise chetamente per un minuto intero.
Padre Cuomo lo scorse che ridacchiava con la penna in bocca e con
passettini lenti di lumaca prese a camminare nello spazio tra un banco e
l’altro e vociò: - Stai scrivendo le regole di latino?
Sabatino tremò e chiuse il quaderno e il suo cuore prese a fare i
centoventi battiti al minuto! E il sudore freddo lo inondò a cascata e
divenne un pizzico di sale. - Fa’ un po’ vedere il quaderno? Ah: bravo, bravo…cominci presto…
Padre Cuomo era serio come un soldato, gli altri alunni si voltavano a
scatti bombardandolo di occhiate! Sentiva che i loro occhi lo
pizzicavano. - Bravo, bravo…I tuoi genitori lo sanno che tu vuoi essere l’asino Flò?
Flò. Li manderò a chiamare e glielo dirò io…così ti porteranno in una
stalla assieme ad altri asini. Così non pagheranno niente! I tuoi
genitori ti hanno preso e portato in collegio per farti studiareee!
Pagano molto i tuoi genitori per tenerti qui, lo sai? Al San Paolo! E
ricorda…- disse col ditone sospeso a mezz’aria – Memini! Effrenate
parve puer, asino sei e asino resterai…saecula saeculorum…
Padre Cuomo non strappò dal quaderno il foglio con sopra l’asino Flò e
poi si grattò con la mano nel saio e si allontanò. - Sabatino campanaro suona le campane din don dan…suona le
campane din don dan…Orsù Orsù dai un bacio a chi vuoi tu, dai un
bacio a chi vuoi tu!
Il nano Cioppino tutta la notte non dormì!
In una cantina del paese di Porcospino, tra un bicchiere di vino e l’altro,
la sera prima di quel mattino, Cioppino ed altri contadini, e poi c’era
Menio nano bavoso, s’erano messi a ragionar seriamente del perché una
razza umana fatta così e colì è nata lì…così…colà…e un’altra razza umana
fatta cosà e cosà è nata là!?
Con il viso un po’ piatto e occhi a mandorla son nati lì e…Quegli altri
biondi biondi e bianchi di pelle come la ricotta son nati là e alti alti come
l’albero di pino lì giù…Lì giùù! E bassi bassi come lo sgabello, là al paese
di Trabello!
La discussione era nata perché in una strada del paese di Porcospino,
proprio proprio dove era messa la piccola fattoria di Cioppino, s’era vista
zampettare, tre sere prima di due mattini, una pecora rossa!
S’era però saputo che il figlio del cartolaio, Guccio, che era scappato di
casa tempo fa per andare a vivere nel paese dei balocchi con una sua
amica, aveva tirato fuori dal negozio del padre i colori da vendere, che
mai si vendevano, e s’era messo a far rossa la pecora del nonno. E l’aveva
fatta rossa rossa, così bene che pareva fosse nata così per davvero! E da
lì poi s’era cominciata la discussione… - Fatto cosà e colà è nato là!? – mormorò deciso Cioppino con la testa
che gli sprofondava nel cuscino fatto di foglie di granturco. - Perché il re Formisino nacque re Formisino e governò il paese di
Porcospino!- ciangottò Elettra, sorella di Cioppino, che dormiva col
fratello nello stesso letto bello. - No! Che c’entra il re Formisino! Il re Formisino con le razze …Non
hai capito un…Parli a vanvera! Non ragioni: mangia la colla! La
collaa…Zitta.
Questo mistero forse forse…
E Cioppino si alzò dal letto di primo mattino e si vestì e si lavò e poi
dalla stalla tirò fuori l’asino Flò e lo cavalcò. - Dove andiamo? – disse ragliando l’asino Flò ancor con gli occhi
chiusi incollati dal sonno. - Da Guccio, ché gli voglio chiedere perché ha dipinto la pecora e
perché proprio di colore rosso come il fuoco. - Perché è scemo! – rispose l’asino Flò.
- Sarà. Ma la medicina che ti do per non farti morire l’hanno fatta con
la muffa! Sotto le cose più brutte, gratti gratti e ci esce il buono;
perciò, se Guccio ha fatto la pecora rossa, gratta gratta…che ci esce?
E in piazza, sotto un albero verde verde, c’era Guccio con gli occhi neri
neri di botte, seduto sullo schienale di una panchina! - Guccio! Che ci fai qui di primo mattino? Seduto sullo schienale della
panchina! - Faccio quel che faccio. – Rispose Guccio spossato dalla rabbia.
- Oddio come t’hanno ridotto! Dov’è la pecora rossa rossa?- gli chiese
Cioppino. - L’hanno lavata! L’hanno lavata! Quei mascalzoni.
- E perché l’avevi fatta rossa? Per aver le botte?
- No. Perché qui, nel paese di Porcospino, è tutto bianco ed ho pensato
di far rossa la pecora! - Guccio: però…forse…la natura l’avrebbe fatta bianca in un posto
bianco per…Mi-Mimetizzare. Ecco. - Ma la pecora è bianca.
- Già! però ci son pure le pecore nere.
- Sì. Però qui abbiamo le pecore bianche…Poi han fatto il paese di
Porcospino. Bianco! che ti abbaglia gli occhi. La natura non sapeva… - Hihòoo Hihòoo- , fece l’asino Flò.
- Già già: questo è vero. Zitto Flò.
- Non lo so bene! Io l’ho fatta rossa! La vedevo rossa la pecora in un
paese fatto tutto di case bianche. Per farla notare. Pure la natura fa
così certe volte. Non sempre la natura mimetizza. Poi c’è
l’adattamento…La giraffa, per esempio, per il suo collo lungo lungo,
l’ha fatto lungo il collo la giraffa… - Chi l’ha fatto! Lungo il collo alla giraffa?
- Lei da sola. La giraffa!
- Lei da solaa? prima la giraffa l’aveva corto il collo?
- Dicono di sì. Cioppino, le cose son complicate a capirsi.
- Moolto coomplicate. – Annuiva Cioppino, allungandosi sulle punte
dei piedi. - La natura crea la vita…poi, per una ragione o per un’altra, cambiano
le cose e si hanno nuovi ambienti e gli esseri viventi, pian piano, o si
adattano o scompaiono!
E l’asino Flò soffiava forte forte in terra con le narici un gruzzolo di
formiche messe lì e le faceva volare e Cioppino, con le sue mani piccole
e callose, si stringeva la fronte come un bambino. - La mia pecora è sempre pecora, capisci? o bianca o rossa! E qui a
Porcospino, io, le pecore le vedo rosse. La natura, quando ha
seminato le pecore, le ha seminate in base al colore, alla luce…del
mondo. Il paese bianco bianco di Porcospino, quando la natura ha
seminato…Non c’era! La natura ci ascolta, ci parla e ogni tanto, pian
piano, cambia bottoni al proprio vestito. - Ma …in questo, c’è l’inizio…Dici cose da professori, Guccio. Ecco !
ho in mano il filo dell’imbroglio! Dell’imbroglio per davvero.
E l’asino Flò rideva ragliando come uno scemo.
E Cioppino pensò pensò per quattro notti e tre mattini e non cavò due
ragni da cento buchi!, ma una mosca con le zampe rotte.
E ci rinunciò perché la cosa era difficile a capirsi…
E successe che una zia di Cioppino morì e, siccome non aveva avuto
figli, lasciò a lui e a sua sorella tutto quanto aveva: tre pezzi di terra!
I tre pezzi di terra erano messi in tre paesi diversi. E Cioppino perse il
sonno per poter coltivare la terra mesa un po’ qui un po’ lì. - Quand’è che m’ha dato la terra da lavorare zia Partorina? Proprio
quando son diventato vecchio e sto per morire – , diceva strillando
alla sorella Elettra. - Non sbraitare. Vendila!
- Non la vendo! non sbraitare.
E si portò in uno dei tre pezzi di terra con l’asino Flò al paese delle Carote
per seminar proprio carote.
Legò l’asino Flò all’ombra, ad una pianta di??? Patata?, e col sacco pieno
di semi, dietro la schiena, si incamminò per il viottolo di campagna.
Un minuto topolino gli guizzò sulle scarpe e poi scappò. Una cicala lo
guardò e mormorò tutto quanto aveva in mente ad una piccola formica.
Un grosso calabrone gli ronzò più volte intorno e voleva ficcarsi dentro
al collo per un buco che aveva la maglietta e Cioppino si spaventò e, per
alzar le manine all’aria per cacciarlo, cadde avvolticchiandosi e si
arrotolò tra gli sterpi e si fece il corpo tutto bolle nelle ortiche e i semi di
carote uscirono dal sacco e a mucchietti si sparsero per terra.
Cioppino era stanco morto, ché già quell’oggi a prima mattina era andato
a potare gli alberi di pero e di mandorlo al paese di Porcino e al paese di
Biancospino!
La sua pancia gli rumoreggiava perché aveva ricevuto, tutto il giorno,
solo un po’ di pane e un pomodoro e una cipolla e tre gocce di vino.
E sfinito e stizzito lasciò il sacco di semi di carote a terra e si sedette
sotto una siepe piena piena di erba verde. - Nel paese delle Carote la terra mi da solo carote e poc’altro e nel
paese di Porcino la terra mi da solo mele e poc’altro e nel paese di
Biancospino la terra mi da solo mandorle! e devo comprar nuovi
attrezzi…E guarda un po’: ho quattro pezzi di terra in quattro paesi
diversi e devo seminar cose, l’una diversa dall’altra! Mannaggia zia
Partorina. Adesso che son vecchio. Gia : qui il terreno è fatto in un
modo…lì in un altro …Bello sarebbe stato se tutta la terra che ho mi
avesse dato solo mele! Le mele costan care al mercato di Flappoli.-
Vociò.
E poi lì si addormentò.
S’era appallottolato come un bambino. Russò tre volte. - Ma dove sarà andato l’asino Flò? Ah, è là. Legato alla pianta di patata.
Sa far tutto la natura e…Terreno acquoso…ricco di calce…terreno
azotato e azotato ammoniacale e nitrico…Il cavallo e la scimmia e la
civettaaa… e il cane e il gatto e il topooo… È bello così…Quattro pezzi
di terra messi qui e messi lì. Il cavallo e la scimmia e la civetta…
O Madonna: l’asino Flò s’è perduto nella campagna, ché si è sciolto
perché ha mangiato la pianta di patata.
Porcogiudalamiseria: come ha fatto a mangiar la patata? L’asino Flò
non ha mai mangiato piante di patate! dove sarà mai andato? Lo
scemo s’è liberato!
E cerca qui e cerca lì e fermati qui e fermati lì e cammina e cammina
tutta la notte…Cioppino non riuscì a trovar l’asino Flò.
E vide montagne alte alte e brune e poi montagne basse con su la neve e
qualche albero sparso, poi un orso che rompeva un alveare e ne mangiava
il miele e si batteva in petto con le zampe e poi un lupo, e un coccodrillo
che rosicchiava mele messo comodo su uno sgabello al paese di Trabello.
Ed ecco che esce da un cespuglio brullo la Natura, avvolta in un manto
giallo e verde! - Cerchi l’asino Flò? – mormorò.
- Oddio, oddio: chi sei?
- La Natura! L’asino Flò è andato a cercarsi un’asina! lo sai? L’asino
Flò da quando è nato e son nove anni! non sa com’è fatta un’asina! Sa
solo che l’asina ha la coda come una scopetta! Deve seminare, l’asino
Flò. Capitooo? Gli asini stanno scomparendo dalla faccia della terra!
Capitooo? - Seminaree. La Naturaaa. L’asino Flò…
- Si! son io . Vuoi far domande?
A Cioppino gli tremavano le orecchie. - Lei…proprio la Natura?
- Si. Buonasera. Vuoi far domande…fatto cosà e colà è nato là…?forse?
Si. - Aahh: fatto cosà e colà è nato là! Si, si.
- La Natura fa un po’ come fa il contadino…Tutte le specie viventi le
ho seminate io, sai? - Co-co-me? Pure l’asino Flò? Si ? Vero?
La Natura annuì. - E allora racconta, racconta.
- Si. Il trisavolo del trisavolo dell’asino Flò l’ho seminato io e poi e
poi…han fatto tutto da soli, gli asini! - E a Guccio?
- Il trisavolo del trisavolo, io.
- E a me?
- Io! Tutti gli esseri viventi. Con tanti tanti sacchi pien di semi…Tanti
tanti tanti sacchi e tanti per ogni specie. Come fa il contadino. Quei
semi per quel tipo di terreno…altri semi per l’altro tipo di
terreno…Mandorli lì e peri là…Per le piante ho fatto così e per gli
esseri animali, compreso l’uomo…Uguale!
Cioppino s’era rimpicciolito ancor di più e messo allocchito a guardar la
Natura parlottò: – Flò vive qui e il cammello vive là… coi semi? - Si. Nel deserto prese vita il seme di cammello.
- Col seme il cammello?
- Si. Proprio così. All’inizio fu così! Poi, quando un essere è
cresciuto…per esempio…Adesso, Flò…può mettere zampe nel
deserto; per un po’, messo ben coperto sotto una capanna e…e se
volesse un po’ uscire, con addosso qualche pezza di coperta. Lì il sole
brilla, brilla a non finire! - Ma…Ma adesso tuuu non semini più?
- Io ho seminato i trisavoli dei trisavoli dei trisavoli…Coi primi semi!
Gli esseri crebbero e produssero altri semi…Adesso il mio compito è
finito. Ogni tanto vengo qui a vedere come voi avete cambiato figura
alla terra! - Come “figura alla terra”?
- Si. Con gli intrighi e con le guerre!
- Ah, già! Le guerre. Igno-ignomi…Ignominio-se le guerre!
Mannaggia: son tanto emozionato che la parola non mi veniva. - Quell’essere è brutto così…Quell’altro non va bene colì… La razza
qui, la razza lì…Pensavo che l’uomo sarebbe stato il più perfetto degli
esseri viventi…Ha stravolto le leggi di natura! Non avete capito
un…Io son la Naturaaa!!! Capiteee? Tutti gli esseri son belli! Belliii
si! quelli messi qui e quelli lì e dappertutto!
E la Natura fece smorfie di paura e poi si sedette nell’erba verde e pianse
e pianse per un bel po’! e le scesero dagli occhi tante lacrime verdi e un
filo d’erba.
Cioppino s’era tutto imbambolato. - ‘O primmo crea, o sicondo mantene e ‘o terzo distrugge! ‘A fatica
mia… - Comeee?
- Niente niente. È napoletano. ‘Sti quattro scicchignacchi dint’ ‘a
butteglia…Che capisceno! Vai, vai a cercar l’asino Flò!: ha già
seminato.
E allora buono buono Cioppino si destò, si scrollò la stanchezza di dosso
aggrappandosi ai rami più bassi di un piccolo pruno, sbadigliò tre volte
poi ancora una volta e mezza e, stando così con la bocca aperta a
mezz’aria, vide l’asino Flò.
Prima raccolse da terra i semi di carota e poi si avvicinò domandandogli
se aveva veramente mangiato la pianta di patata. - Ah, l’hai mangiata la pianta di patata?
- Forse che si, forse che no. – Rispose l’asino Flò.
- Ah, l’hai mangiata tu! non il porcospino. Non ti piaceva la pianta di
patata. Forse che si, forse che no? e chi ti lega più alla patata! Li vedi
questi? Son semi di carota e quando li avrò seminati e saranno
cresciuti, ti legherò alla carota!
Poi si arrampicò sulla groppa stringendo con forza le briglie fatte di
funicelle attorcigliate e presero buoni buoni la via di casa.
E ciondolavano così, come due compari ubriachi, prima a dritta, poi a
manca, sulla strada di polvere bianca, verso le bianche case del bianco
paese di Porcospino. - Eh, Flò, oggi per quasi mezzo pelo di gallina, avevamo la pecora
rossa. Ma dimmi Flò! almeno tu hai seminato? Sei scappato perché
hai mangiato la pianta di patata e…ma hai seminato? - Hiihòo, hihòooo – ragliò l’asino Flò – forse che si forse che no.
- E io, invece, qui , vedi? ho un disordine nebuloso nel cervello
ingarbugliato. Chissà , chissà, forse ho sognato!? Tu lo conosci il
cammello? Eh, Flò? Ho sognato per davvero. Ma sarà poi vero? Ah,
ah, ah: la natura. Mi piacerebbe essere la natura, lo sai?…Flò! mo che
arriviamo al paese sai che faccio!? Indovina ! Compro i colori e ti
faccio verde come il verde ah ah ah e sta’ sicuro che a te nessuno ti
laverà. E tu zitto! e non ragliare. Ah ah ah…Tutto bianco e asini color
grigio chiaro come il binco a Porcospino! proprio non va. Non va!
E l’asino Flò ragliò, ragliò e ragliò.
E
poi………………………………………………………………………………………………..
……………………………………
Poi Flò si piacque verde e così restò! ; e un bel bambino celeste lo
incontrò e fece amicizia con lui e lo cavalcò.
E Guccio?
E Guccio pensò pensò e si fece nero e si piacque tanto e così restò.
E…e la gente lì, del posto?
Pensò, pensò pensò e tutti , con pennelli e vernice, si dipinsero di mille
e mille colori e il paese di Porcospino lo fecero bello come l’arcobaleno
in cielo; poi sui muri scrissero: VIVA GUCCIO E CIOPPINO E
L’ASINO FLO’ !
E…E il papà di Guccio? Si arricchì: vendette casse e casse di colori! E
per la contentezza rifece la pecora rossa.
Ed Elettra? Niente: non volle usare neanche il rossetto!
E ogni sera, nel grande letto, mentre Cioppino musicava col suo russare
di boccuccia piccina, con la camicina da notte bianca, la bianca cuffietta
sistemata sui capelli che imbiancavano giorno dopo giorno, si
addormentava così, sognando di vivere meravigliose avventure col re
Formisino sulla riva del lago nel bosco di Biancospino.